Cos’è l’accessibilità?
Quando si pensa all’accessibilità, le prime immagini che vengono in mente sono spesso concrete e tangibili: una rampa che sostituisce una scalinata, un montascale in un edificio pubblico, pulsanti con scritte in braille negli ascensori. Sono simboli nitidi e visibili.
Se ci spostiamo nel mondo digitale, tutto diventa meno immediato.
Cos’è, davvero, l’accessibilità online? È qualcosa che sfugge allo sguardo, ma non per questo è meno importante. È la possibilità – per chiunque, a prescindere da strumenti utilizzati, età o contesto – di navigare, informarsi, accedere a servizi e contenuti senza ostacoli.
In fondo, accessibilità significa proprio questo: costruire esperienze capaci di erogare servizi e fornire informazioni a tutto il pubblico. Anche a chi usa tecnologie assistive, ha esigenze specifiche o necessita di impostazioni personalizzate.
L’accessibilità è per chiunque (anche per chi non lo sa)
Contrariamente a ciò che si potrebbe pensare, quello dell’accessibilità non è un tema di nicchia: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità circa una persona su sei, nel mondo, ha una qualche forma di disabilità.
Questo significa che la qualità della vita di circa il 16% della popolazione mondiale è fortemente condizionata dal contesto con cui si trova a interagire, percentuale destinata a crescere con l’aumentare dell’età del campione di riferimento.
Parlando di disabilità, è importante anche ricordare che non si tratta solo di condizioni permanenti: ci sono disabilità temporanee (come un braccio ingessato), situazionali (un ambiente con musica molto alta) o legate all’età.
Il modello biopsicosociale della disabilità parte infatti dal presupposto che ogni condizione sia la conseguenza dell’interazione tra fattori biologici, psicologici, sociali e culturali, che determinano il modo in cui una persona si muove, agisce e vive nell’ambiente in cui si trova.
In poche parole: l’accessibilità è un tema che, prima o poi, riguarda chiunque.
Misurare l’accessibilità: i princìpi POUR e i livelli WCAG
Esistono quattro princìpi fondamentali da tenere a mente per progettare in modo accessibile, generalmente abbreviati in POUR dalle iniziali dei termini inglesi.
Secondo quanto riassunto in questi pilastri, per essere considerato accessibile un prodotto digitale deve essere:
- percepibile (Perceivable): i contenuti devono essere fruibili attraverso diversi sensi (vista, udito, tatto) per essere disponibili a tutte le persone.
- utilizzabile (Operable): l’interfaccia deve poter essere navigata utilizzando modalità differenti (non solo mouse e tastiera, ma anche diverse tecnologie assistive);
- comprensibile (Understandable): il linguaggio dev’essere chiaro, la navigazione intuitiva, le interazioni prevedibili;
- robusto (Robust): il codice deve essere compatibile con i diversi browser, dispositivi e tecnologie assistive.
Per verificare e misurare quanto un prodotto digitale sia realmente accessibile, il riferimento - anche per quanto riguarda leggi e normative - sono le Linee Guida per l’accessibilità dei contenuti Web (WCAG) redatte dal World Wide Web Consortium (W3C).
Queste guidelines si basano sui princìpi POUR e definiscono tre livelli di conformità, rendendo le risorse digitali sempre più accessibili man mano che si procede sulla scala.
In ordine di accessibilità crescente, i livelli sono:
- livello A: il grado di conformità più basso, stabilisce i requisiti minimi da prendere in considerazione. Raggiungere questo livello è un primo passo, ma non è considerato sufficiente per dichiarare un prodotto accessibile;
- livello AA: il grado di conformità consigliato per tutti i prodotti digitali. Comprende interventi strutturali più profondi ed è lo standard legale di riferimento;
- livello AAA: è il grado di conformità più alto. Non è richiesto dalla legge, ma rappresenta un obiettivo virtuoso per chi vuole avvicinarsi a un’accessibilità il più possibile universale.
Accessibilità in pratica: le regole di base
Cosa significa, quindi, rendere un prodotto digitale accessibile? Ci sono alcune regole base da tenere a mente, valide per tutti i tipi di prodotti - dai siti web ai PDF, dalle app ai video.
Prima tra tutte: per ottenere un risultato di buona qualità, è necessario che l’accessibilità sia “by design”, ovvero pensata fin da subito come parte integrante del progetto e non aggiunta in seguito. Questo approccio garantirà non solo di raggiungere un risultato migliore, ma anche un grande risparmio in termini di tempo e risorse, evitando numerosi rework e modifiche strutturali dell’ultimo minuto.
Altri aspetti fondamentali sono:
- contrast ratio: il contrasto tra sfondo e soggetto deve essere sufficientemente elevato per essere percepito anche da chi ha dei deficit visivi. Il valore ottenuto dalla verifica, da effettuare tramite tool appositi, deve essere uguale o superiore a 4,5:1;
- colori: i colori non devono confliggere tra loro creando potenziali problemi di interpretazione, ad esempio in caso di daltonismo;
- immagini: tutte le immagini significative (compresi grafici e infografiche) devono contenere un testo alternativo in modo da permettere agli screen reader di descriverle;
- font: è necessario verificare che il tipo di font, il peso e la grandezza scelti per i testi siano chiaramente leggibili senza sforzo;
- linguaggio e contenuti: il linguaggio utilizzato deve essere di facile comprensione, senza frasi complesse o termini poco comuni, in modo da agevolare la comprensione dei contenuti.
In conclusione
L’accessibilità non è un'attività da fare una volta sola, ma un processo che richiede attenzione, preparazione e progettazione consapevole; è una condizione necessaria per costruire esperienze digitali realmente rivolte a chiunque.
Pensarla come parte fondante di un progetto permette di creare soluzioni più immediate, più usabili e adatte a una varietà più ampia di situazioni.
E, cosa non da poco, consente anche di risparmiare tempo e risorse lungo la strada.
Cosa chiedere di meglio?
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