Un nuovo contesto
Come anticipato nel precedente approfondimento, l’accessibilità non è un tema di nicchia: prima o poi riguarda chiunque. Non si tratta solamente di una questione di equità, ma anche di efficacia: un prodotto accessibile è più facile da usare, raggiunge un pubblico più ampio e offre un’esperienza migliore a prescindere da chi lo utilizza.
Ma c’è di più: come anticipato, a partire dal 28 giugno 2025 entreranno in vigore le sanzioni per non conformità della nuova normativa sull'accessibilità digitale, l'European Accessibility Act (EAA), una normativa europea che cambierà significativamente il panorama per molte aziende.
La normativa attuale
In Italia, il principale riferimento normativo in materia di accessibilità è la Legge Stanca (Legge 4/2004), che prevede degli obblighi per le versioni digitali di prodotti e servizi di Pubbliche Amministrazioni, aziende concessionarie di servizi pubblici e grandi aziende (ovvero le imprese con un fatturato medio superiore a 500 milioni di euro negli ultimi 3 anni).
A queste categorie è richiesto di:
- rispettare le linee guida emanate dall’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID);
- produrre una dichiarazione di accessibilità, da pubblicare ogni anno entro il 23 settembre;
- redigere gli obiettivi di accessibilità, da pubblicare ogni anno entro il 31 marzo;
- rendere disponibile un meccanismo di feedback, per consentire agli utenti di segnalare eventuali problematiche di accessibilità.
È inoltre necessario che tutti i file collegati (pdf, word, ppt, video, podcast, etc) siano a loro volta accessibili perché questi portali siano conformi ai requisiti di legge.
I documenti tecnici a cui fa riferimento la Legge Stanca sono le Linee Guida per l’accessibilità dei contenuti Web (WCAG), soprattutto il livello AA, e la norma EN 301 549, che stabilisce i requisiti europei per l’accessibilità di prodotti e servizi ICT.
A partire dal 2025
Come accennato, con l’entrata in vigore dello European Accessibility Act le cose cambieranno: a partire dal 28 giugno 2025 l’accessibilità non sarà più richiesta solo a enti pubblici o grandi aziende, ma verranno coinvolte anche molte realtà del settore privato.
La nuova normativa, infatti, andrà ad affiancarsi alla Legge Stanca e prevede che siano conformi ai requisiti di accessibilità anche le seguenti tipologie di prodotti e servizi, se immesse sul mercato a partire dal 28 giugno di quest’anno:
- hardware (smartphone, tablet, pc, smart tv, etc) e relativi sistemi operativi;
- app e siti web riguardanti trasporti, servizi bancari ed e-commerce;
- prodotti e servizi per l’accesso a media audiovisivi (ad esempio le piattaforme di streaming);
- e-book e e-reader;
- terminali di pagamento, informativi e self-service;
- macchinari per l’emissione di biglietti, il check-in e sportelli automatici;
- prodotti e servizi per la comunicazione elettronica (ad esempio i servizi di messaggistica).
Sono previsti anche dei meccanismi di monitoraggio e delle sanzioni, che possono arrivare fino al 5% del fatturato annuo del soggetto inadempiente e al ritiro dal mercato del prodotto o servizio considerato non conforme alla normativa.
Eccezioni e deroghe
Rispetto alle casistiche elencate sono previste alcune eccezioni:
- le microimprese (ovvero le realtà con meno di 10 dipendenti e meno di 2 milioni di euro di fatturato annuo) sono esentate;
- i singoli Stati possono prevedere delle eccezioni particolari in casi di onere sproporzionato, impossibilità tecnica o rischio di snaturare il servizio;
- sarà possibile aggiornare i prodotti già esistenti fino al 28 giugno 2030, a patto che nel frattempo l’accesso agli stessi sia reso accessibile.
Sono anche previste delle deroghe per alcune tipologie di contenuti, nel caso in cui questi risultino già pubblicati prima del 28 giugno 2025; ad esempio, non sarà obbligatorio adattare i video preregistrati o i formati documentali già presenti, a patto che non vengano più modificati dopo quella data.
Cosa fare, in pratica
Adottare un approccio che preveda l’accessibilità by design, dunque, diventa ancora più importante in vista dell’EAA.
Questo significa ripensare la progettazione digitale fin dalle basi, considerando l’accessibilità un requisito irrinunciabile in modo da garantire non solo un risultato di buona qualità, ma che soddisfi anche i requisiti di legge e le esigenze di tempi e budget stabilite.
Il primo passo per fare questo, oltre a seguire le regole di base dell’accessibilità, è tenere in considerazione i seguenti aspetti:
- UX: la user experience deve essere chiara e i contenuti semplici da trovare;
- UI: l’interfaccia deve essere progettata sulla base delle linee guida in materia di colori, font, spaziature, contrasti, etc;
- navigazione: è necessario prevedere la possibilità di navigare da tastiera e predisporre il codice in modo che i contenuti siano leggibili dagli screen reader;
- struttura: il codice va strutturato utilizzando tag semantici e attributi ARIA;
- animazioni: gli elementi animati devono essere gestiti in maniera specifica, prevedendo che possano essere messi in pausa, interrotti o nascosti.
In conclusione
Come si è visto, l’accessibilità non è solamente un tema tecnico o legislativo, ma anche - e soprattutto - una lente attraverso cui ripensare il digitale, realizzando prodotti e servizi capaci di raggiungere tutte le persone; ragionare in quest’ottica significa inoltre ridurre i rischi legali e reputazionali, evitando costosi interventi correttivi e aumentando la platea cui ci si rivolge.
Di conseguenza, anche lo European Accessibility Act è più di un semplice obbligo normativo: è l’occasione per iniziare a costruire un mondo digitale che sia, davvero, privo di barriere.
Partecipa al webinar
Per approfondire il tema, chiarire i dubbi più comuni e capire come iniziare ad affrontare l’accessibilità in vista dell’entrata in vigore dello European Accessibility Act, è possibile partecipare al webinar del 7 maggio.
Un’occasione per orientarsi, con esempi pratici, strumenti utili e consigli applicabili fin da subito.